Due utenti su 10 grazie alla crisi dei microchip si spingerà verso il mercato delle auto usate. Il costo delle auto nuove è aumentato del 7% a causa della crisi dei chip che ha portato alla mancanza di disponibilità del parco auto di nuova produzione.

Gli utenti più che per l’aumento di costo sono costretti a dover comprare auto usate per la crisi del microchip delle auto nuove che ne tarda la produzione e di conseguenza la consegna. Le vetture nuove seppur acquistate ad un prezzo maggiorato saranno consegnate in tempi molto più elevati proprio perché il 40% è costituito da parti elettroniche al momento difficili da reperire.

Il mercato delle auto usate chiude il 2021 con il segno positivo (+13,2%) grazie a questa crisi del microchip, nel mercato delle vendite c’è chi sale e c’è chi scende. Se è difficile reperire un’auto nuova si cerca nella disponibilità abbastanza massiccia dell’usato. Infatti gli utenti vertono sull’usato più del passato proprio per la difficoltà e il ritardo nella consegna delle vetture nuove.

L’usato spopola grazie alla crisi del microchip

Meno disponibilità di veicoli nuovi spingono gli utenti alla valutazione di vetture usate di immediato utilizzo. Nel mese di dicembre 2021 il prezzo in media di un veicolo già utilizzato in vendita è stato di 20.700€, 21% in più è stato l’aumento rispetto all’anno precedente 2021. Come abbiamo visto c’è stato un aumento durante tutto l’anno 2022 pari al 7%.

Chiaramente ormai i microchip fanno parte della vita di tutti i giorni, sono presenti negli elettrodomestici, negli smartphone, e con il tempo la parte elettronica degli automobili è diventata sempre più necessaria. La crisi dei microchip ha rallentato la produzione di molti beni di consumo compresa l’industria automobilistica. Di conseguenza sono produzioni di nuovi veicoli bloccate, o comunque rallentate, e di conseguenza grossi ritardi nelle consegne, rincari dei prezzi nel mercato dell’usato, come pure accordi di costruttori e big del settore produttivo finalizzati a sopperire (in parte) a tali mancanze.

Secondo il colosso USA la crisi del microchip durerà ancora molto

Alla base del problema c’è un concreto e tangibile sbilanciamento fra una domanda sempre più elevata e un’offerta che non riesce minimamente a soddisfarla. “Non siamo nemmeno vicini dall’essere fuori pericolo dal problema che riguarda la fornitura di semiconduttori” ha dichiarato in tale occasione la segretaria al Commercio USA Gina Raimondo. Per questo motivo, lo stesso Dipartimento ha comunicato di aver avviato un piano con l’industria per far fronte a tale situazione, piano che, nel caso in cui venisse definitivamente approvato, permetterebbe di eliminare i diversi ostacoli che attualmente impediscono alle aziende di aumentare i regimi di produzione nell’industria dei microchip.

L’industria automobilistica sappiamo essere una delle più fiorenti sia in Europa che negli Usa, ne consegue anche la stabilità in ambito lavorativo per altre aziende collaterali che lavorano per la creazione di parti necessarie alla costruzione dei veicoli. La crisi del microchip ha creato un buco nero fatto di ritardi, mancate consegne, impossibilità di terminare la definizione di automobili e pare che la questione purtroppo è destinata a durare ancora a lungo, considerandone entità e impatto.

A titolo esemplificativo basti prendere in considerazione un sondaggio condotto dallo stesso Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti d’America che ha preso in esame 150 aziende della filiera di approvvigionamento. Le scorte in magazzino di microchip di queste ultime, nel giro di due anni, sono passate dai quaranta giorni del 2019 agli attuali cinque, per una domanda che continua a salire costantemente mese dopo mese.

Ci auguriamo che questa crisi possa rientrare soprattutto per le persone che lavorano nel campo automobilistico e rischiano di non avere più lavoro.

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