Il conto alla rovescia è iniziato, ma la data della deflagrazione ha contorni decisamente incerti. Quando “scadrà” il tempo dei motori diesel? L’argomento tiene banco tra case automobilistiche e, soprattutto, governi d’Europa. In Germania una sentenza del tribunale federale amministrativo della città di Lipsia ha disposto il divieto di utilizzo di questi veicoli nel centro urbano, ma il terreno resta magmatico.
La previsione di una progressiva sparizione dalla scena delle automobili alimentate a gasolio ha influito sulle scelte dei consumatori. Nel 2017, per la prima volta dal 2009, nei 15 Stati membri della Comunità Europea si è registrato il sorpasso nella vendita da parte delle auto a benzina. La vendita delle vetture diesel ha subito un calo del 17% rispetto all’anno precedente, con orientamenti diversi da nazione a nazione. In Germania il benzina ha quasi doppiato il diesel (61% contro 34%), mentre in Italia ha continuato a dominare il mercato quest’ultimo, con vendite pari al 56,7% del totale dello scorso anno.
C’è grande curiosità per il dato finale del 2018, che rischia di essere pesantemente influenzato da due fattori. Da un lato c’è la dichiarazione resa dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, al rientro dal Convegno C40 sui cambiamenti climatici tenutosi a Città del Messico a fine febbraio: “A partire dal 2024, nel centro della città di Roma – ha segnalato la prima cittadina della Capitale – sarà vietato l’uso di automobili diesel”. Il primo giugno prossimo, inoltre, è atteso il comunicato con cui il Gruppo FCA Fiat Chrysler Automobiles, secondo indiscrezioni, potrebbe annunciare l’abbandono al diesel a partire dal 2022. Quanto influirà la somma delle due contingenze sui comportamenti dei consumatori?
L’eventuale scelta dell’azienda italo-statunitense andrebbe ad inserirsi nel solco tracciato dai competitor. I tre colossi francesi (Citroen, Peugeot e Renault) hanno già posto il blocco al diesel per le utilitarie. Entro il 2020 lo stop verrà esteso alle vetture del segmento B. Una scelta già effettuata da Smart nel 2014 e che, in Italia, ha abbracciato recentemente Toyota, sospendendo la vendita dei motori diesel per puntare solo su benzina e ibrido. Va verso l’addio anche Volvo, che sta puntando forte sulle versioni elettrificate (dal 2020). Mercedes, Volkswagen e Bmw stanno perseguendo la stessa strategia attraverso ingenti investimenti, ma senza rinunciare totalmente al gasolio.
A posticipare il De Profundis del diesel concorrono le rilevazioni. È infatti dimostrato che questi motori emettono meno anidride carbonica per chilometro (CO2/km) rispetto a quelli a benzina e, pertanto, non concorrono ad aumentare il riscaldamento globale. Sul tema delle emissioni inquinanti, invece, un diesel Euro6 emette 0.08 gr/km di ossido di azoto (NOX) contro gli 0,06 di una a benzina. Una differenza minima che giustificherebbe solo in parte la rinuncia definitiva al gasolio. La partita resta aperta, ma non è da escludere che al diesel vengano concessi i tempi supplementari.
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