Ormai tutti sono a conoscenza del caso Volkswagen che vede l’azienda tedesca coinvolta in uno scandalo legato al controllo delle emissioni delle sue automobili. A quanto sembra fin dal 2009, la casa automobilistica ha venduto veicoli dotati di un software in grado di riconoscere la sequenza eseguita per effettuare le misurazioni sulle emissioni, in modo da ridurre le prestazioni del motore durante le fasi di test e falsarne risultati. Poiché la vicenda è molto complicata è tortuosa tiassisto24 ha voluto riassumerla per voi, in modo cronologico.
Il meccanismo di manipolazione delle emissioni messo in piedi dalla Volkswagen viene scoperto nei primi mesi del 2014 dal gruppo indipendente International Council on Clean Transportation. I tecnici dell’organizzazione, dopo aver condotto test sulle emissioni di due automobili Volkswagen (la Passat, la Jetta), si sono accorti che i risultati dei test di laboratorio erano completamente differenti dai test su strada. Approfondendo lo studio, grazie all’aiuto di alcuni ricercatori della West Virginia University, il gruppo ha scoperto che le emissioni di ossidi di azoto della Volkswagen Jetta erano 35 volte superiori ai limiti di legge negli USA.
A metà del 2014, l’EPA (l’agenzia federale statunitense per la protezione dell’ambiente) e la CARB (la Califondia Air Resources Board) aprono un’inchiesta sulla Volkswagen che viene richiamata una prima volta per spiegare i risultati dei test. L’azienda tedesca risponde che le misurazioni falsate dipendono da piccoli problemi tecnici e a dicembre del 2014 decide di eseguire volontariamente un aggiornamento del software per 500 mila auto statunitensi. I test della Carb continuano e dimostrano che l’aggiornamento del software non ha avuto esito positivo.
A luglio 2015, l’EPA ottiene lo stop alle vendite dei nuovi modelli Volkswagen negli Stati Uniti fino al chiarimento della questione.
Il 18 settembre la casa tedesca ammette di aver installato sui modelli Jetta, Beetle, Audi A3, Golf e Passat diesel, un software in grado di alterare il risultato dei test sulle emissioni e che queste in realtà sono tra le 10 e le 40 volte superiori ai limiti consentiti negli USA.
Lo scandalo Volkswagen non solo ha causato un danno d’immagine terribile all’azienda che probabilmente si ripercuoterà sulle sue vendite future, ma ha anche provocato un crollo in borsa che ha fatto perdere alla Volkswagen un quinto del suo valore in un giorno solo.
Lo scoppio del Caso Volkswagen ha poi portato anche altri governi ad intraprendere indagini sulle emissioni della auto della casa tedesca. Secondo le stime il problema, infatti, non riguarda solo le 500 mila automobili vendute negli Stati Uniti, ma probabilmente 11 milioni di automobili vendute in tutto il mondo.
Ieri, 24 settembre, Martin Winterkorn, CEO di Volkswagen ha annunciato le sue dimissioni e si è assunto le responsabilità dell’accaduto, tuttavia molti manager e dirigenti dell’azienda potrebbero entrare nel mirino della giustizia, sia statunitense che tedesca, per truffa.
Ora la Volkswagen si ritrova a dover richiamare 500 mila automobili negli USA per la loro modifica con un costo stimato di circa 6,5 miliardi di euro e a dover affrontare la possibilità di una multa da 18 miliardi di dollari ( nel 2014 l’utile netto dell’azienda è stato 12 miliardi di dollari). Ma le conseguenze potrebbero poi essere ancora più drammatiche! Infatti, a queste cifre si potrebbero aggiungere denunce di diverso tipo: quelle dei clienti che dopo le modifiche al motore dell’auto avranno una vettura con prestazioni inferiori a quelle promesse al momento dell’acquisto, nonché denunce correlate all’aumentato rischio per la popolazione di contrarre malattie derivanti dall’aggravato livello di inquinamento. Solo il tempo ci dirà come la vicenda andrà a finire.
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