Una pericolosa controtendenza. Le strade italiane continuano a mietere vittime in numero preoccupante rispetto alle previsioni della Commissione dell’Unione Europea. Se nel vecchio continente il numero degli incidenti stradali con vittime è diminuito di circa il 2% nel 2017 rispetto all’anno precedente, in Italia il trend è stato invertito. L’aumento dei morti su strada ha avvicinato il 3%, crescendo dai 54 del 2016 ai 56 per milione di abitanti nel 2017.
In attesa dell’aggiornamento dei dati Istat, che verranno pubblicati nel secondo semestre dell’anno, è facile prevedere quali siano state le maggiori cause dei sinistri sulle strade del Belpaese. A seguire le principali fornite proprio dall’istituto nazionale di statistica e relative al 2016.
Nel periodo esaminato sono stati complessivamente 3283 i morti in strada. Le più letali si confermano le extraurbane (1.546) e le urbane (1.463), mentre le autostrade hanno registrato un numero di vittime pari a 274.
Il numero più alto di decessi coinvolge gli automobilisti (1.470), ma la crescita maggiore è quella riguardante gli utenti deboli. È in costante aumento il numero di vittime tra ciclisti e ciclomotoristi per una crescita che sfiora il 10% in entrambe le categorie. Una morìa alla quale si è provato a porre rimedio attraverso l’approvazione di un disegno di legge che fissa in un metro e 50 centimetri la distanza minima tra automobilisti e ciclisti in fase di sorpasso. Una norma, quest’ultima, che difficilmente troverà una concreta applicazione se non suffragata da rigidi controlli sulle strade.
Il dato italiano, come detto, è in antitesi rispetto a quello complessivo europeo dove nel 2017 si è attestato a 25.300 (-300 rispetto al 2016) il numero dei morti su strada. I guidatori meno incauti risultano essere quelli del Nord del continente, con Svezia (25 decessi per milione di abitanti), Regno Unito (27) e Olanda (31) ad occupare il simbolico podio della sicurezza stradale. Maglia nera per l’Est Europa, con Romania (97) e Bulgaria (99) uniche nazioni a sfondare il tetto dei 90 decessi per milione di abitanti.
Nonostante il sensibile calo è ancora ben lontano l’obiettivo fissato dalla Commissione europea per il 2020. Il mirino è infatti puntato sul dimezzamento delle vittime rispetto al 2010, quando si registrò un dato finale di 31.500 all’interno del perimetro dell’Unione europea. Una missione che ad oggi, a poco più di un anno dal traguardo, sfiora l’impossibile.
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