In seguito allo scandalo Volkswagen, l’Unione Europea si è adoperata per promulgare nuove norme in tema di omologazione auto diesel.
I 28 Paesi membri Ue hanno approvato nuovi esami e test su strada da effettuare per le case automobilistiche in fase di produzione dell’auto. Il pacchetto di norme adottato è da un lato attento alle esigenze ambientali e dall’altro cerca di tutelare l’industria dell’automobile, che in seguito al dieselgate vive un momento di fragilità.
I PROVVEDIMENTI
Dal prossimo gennaio 2016, i test di omologazione dovranno essere effettuati obbligatoriamente anche su strada, oltre che in laboratorio, sebbene in una prima fase non saranno vincolanti con effetto immediato. Infatti, per i nuovi modelli, i test saranno obbligatori da settembre 2017 con test più rigorosi e severi in materia di emissioni di ossido di azoto.
I governi hanno, inoltre, consentito alle case automobilistiche di ridurre l’eccedenza di emissioni al 110% entro e non oltre settembre 2017 per i nuovi modelli ed entro settembre 2019 per i nuovi veicoli. Solo in una seconda fase (2020-2021) le eccedenze dovranno essere ridotte al 50%.
LE REAZIONI
Nonostante questi nuovi provvedimenti presi e di immediata attuazione, regna molto scetticismo tra gli esperti di settore in merito alla reale efficacia e rigidità delle regole varate dall’UE, che nonostante l’affaire Volksawagen, sembrano ancora poco attente alle tematiche ambientali.
Per rispondere alle critiche, l’Unione Europea, ha inoltre annunciato e votato una risoluzione attraverso cui prevedere la nascita di un ente europeo di omologazione dell’auto unico per tutti, che non deroghi più il controllo dei veicoli alle singole nazioni.
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