La crisi dei chip è una problematica che incide su vari fronti e colpisce molti settori gettando un’ombra lunga sui numeri della ripresa economica mondiale. La crisi coinvolge infatti l’automotive come tanti settori che vanno dalla tecnologia agli impianti industriale.

Il settore automotive infatti, sta vivendo un forte arresto a causa della crisi legata alla mancanza di chip. La ripresa della produzione nel tentativo di agganciare i ritmi pre-pandemia si aggiunge alla maggiore richiesta di chip per via del passaggio ai veicoli elettrici. Con il mercato in calo e la mancanza di chip purtroppo si sta assistendo ad una vera crisi del settore che costringe le catene di montaggio automobilistiche al fermo.

L’industria automotive è sottoposta ad una grande crisi legata alla mancanza di chip. I componenti sono scarsi e scattano i blocchi alla produzione nelle fabbriche.

GM ha annunciato per le prossime due settimane una sospensione delle attività addirittura per 8 dei suoi 15 impianti di assemblaggio situati in Nord America.  Per far fronte alla mancanza dei chip i big del settore auto stanno correndo ai ripari rallentando o fermando le linee di produzione. Dal canto suo anche Ford fermerà due stabilimenti americano dopo aver già previsto una riduzione dei turni presso la fabbrica di Colonia.

I due giganti automobilistici statunitensi sono solo gli ultimi in ordine di tempo a prendere provvedimenti in risposta a questa crisi senza precedenti. Toyota, Subaru, Mercedes-Benz, Nissan, Volkswagen, Mazda hanno già bloccato in precedenza le catene di montaggio utili alla produzione di nuovi veicoli, per mancanza di pezzi necessari.

Con l’evoluzione tecnologica del settore automobilistico i chip sono diventati un componente a dir poco necessario perché costituiscono circa il 40% del sistema elettronico di bordo e dell’attività di un veicolo. Incredibile come degli oggetti così piccoli possano mettere in crisi un mercato così grande come quello automotive.

L’intero sistema di produzione legato ai chip e alla tecnologia non funziona più com’era stato pensato inizialmente e non è solo colpa del Covid (e relativi stop alla produzione). Parlando a CNBC, spiega perché ci sono stati tutti i problemi degli ultimi mesi e come si potrà uscirne anche se ci vorrà parecchio tempo. Dato che parliamo del principale fornitore di componentistica per auto è almeno doveroso prendere nota di queste dichiarazioni.

Essendo gran parte della produzione collocata in Asia, non esistono molte alternative se non dare vita a nuovi impianti di produzione. La Bosch dal canto suo ha appena aperto i nuovi impianti di Dresda ma ovviamente non saranno sufficienti a limitare i problemi attuali. Visto che il 90% dei materiali, soprattutto tecnologici, arriva da paesi come Taiwan e da compagnie come Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, Limited. Inoltre, va ricordato quanta tecnologia serve al giorno d’oggi fuori dal mondo dell’auto tra smartphone, computer, televisori e così via.

La crisi dovuta al nuovo corona virus ha dato un blocco alla produzione di chip davvero inaspettato e così drastico da essere davvero complicato da ripristinare. Inoltre la produzione di chip è concentrata per lo più nel mercato tecnologico asiatico e questo è stato parte integrante del problema. Da sempre è noto, che avere una produzione di un prodotto così necessario in un solo mercato ne limita la gestione in caso di crisi di quel mercato. Se aziende così grandi come quelle sopracitate hanno deciso di diminuire la produzione o addirittura bloccare la produzione la situazione è davvero complicata e difficile da gestire.

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