I primi mesi del 2018 hanno fatto registrare un considerevole e inatteso aumento dei prezzi della benzina. Come evidenziato dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso le statistiche per l’energia, i costi dei carburanti hanno conosciuto l’impennata maggiore a maggio. Quello medio al consumo, su scala nazionale, è cresciuto infatti di quasi sei centesimi al litro, passando da 1.569,69 di aprile a 1.621,03 del mese successivo in modalità “self”. Un’accelerazione che non trova giustificazione nelle tariffe delle tanto discusse accise benzina  – ovvero le imposte che subentrano soprattutto in casi di emergenza di cassa da parte dello Stato – se è vero che queste sono rimaste stabili a 0,7284 euro al litro.

Perché aumenta la benzina

A dilatarsi in modo considerevole sono stati il prezzo industriale del carburante, salito da 0,55823 euro per litro di aprile a 0,60031 di maggio e l’IVA, arrivata a “succhiare” quasi 30 centesimi (0,29232) per ogni litro. Secondo quanto riferisce il Sindacato gestori di distributori di carburante (Figisc), alla base dei rincari ci sarebbe l’aumento della quotazione del greggio che determina un rialzo delle quotazioni dei prodotti raffinati, ovvero benzina e gasolio (quest’ultimo arrivato a costare in media 1,492 euro al litro), sui mercati internazionali. Il prezzo del petrolio, tornato a lambire gli 80 dollari al barile complici le sforbiciate effettuate dall’Opec e le tensioni geopolitiche in Medio Oriente, si è riverberato sui mercati, con il consumatore che avverte gli effetti, in media, con una settimana di distanza.

Quanto aumenta la benzina

Ad originare il nuovo salasso, insomma, non sono soltanto l’annosa questione delle accise o il cappio stringente dell’IVA. Il corollario, però, è deprimente: rispetto allo stesso periodo di un anno fa, infatti, gli automobilisti italiani si trovano a pagare il 5% in più per un pieno di carburante. Un dato che, se trasferito su un’automobile di media cilindrata, si traduce in una spesa aggiuntiva che oscilla tra i 7 e gli 8 euro. Sempre secondo il Figisc nei prossimi mesi la forbice del costo del petrolio dovrebbe assestarsi tra i 75 e gli 80 a barile. Una soglia sulla quale influirà, come sempre, il cambio di valuta dollaro/euro e che arriverà mitigata da altre contingenze agli automobilisti. Al netto degli aumenti di accise e dell’aliquota IVA, infatti, saranno ancora i valori del greggio e dei prodotti raffinati (misurabili in euro/litro) a fare la differenza.

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