Dopo mesi di attesa e rinvii, la data è adesso ufficiale. Il 31 marzo 2019 cambieranno infatti le regole riguardanti la revisione auto, con l’entrata in vigore di una norma originariamente programmata per il 20 maggio 2018. L’obiettivo è quello di allinearsi alla direttive dell’Unione Europea per contrastare  le frodi nella compravendita dei veicoli usati armonizzando i controlli a livello continentale. Sotto osservazione finisce il chilometraggio delle automobili usate immesse sul mercato: si punta, pertanto, ad evitare che questo venga abbassato indebitamente per ottenere un maggior profitto ai danni dell’acquirente in sede di nuova vendita. A fronte della presenza di un contachilometri manomesso, si prevedono “sanzioni effettive, proporzionate, dissuasive e non discriminatorie”.

Le scadenze per il monitoraggio restano immutate. Come previsto dall’articolo 80 del Codice della Strada, la prima va effettuata a quattro anni di distanza dall’immatricolazione del veicolo, le successive a distanza di due anni. Chi circola con una vettura non revisionata è soggetto a una multa da 168 a 674 euro col raddoppio della sanzione amministrativa in caso di recidiva.

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Arriva il certificato di revisione: cos’è e quali dati contiene

La novità principale in arrivo dal 20 maggio 2018 consiste nell’introduzione del certificato di revisione. Rilasciato da centri e officine autorizzate, ACI e Motorizzazione, contiene i seguenti dati.

  •         Luogo e data del controllo
  •         Numero e targa del telaio
  •         Categoria del veicolo
  •         Lettura del contachilometri
  •         Eventuali carenze individuate
  •         Livello di gravità
  •         Risultato del controllo tecnico
  •         Data prevista per il successivo controllo
  •         Nome di chi ha espletato le verifiche, firma o dati identificativi dell’ispettore responsabile del controllo

Il documento unico viene consegnato all’intestatario dell’auto e successivamente trasmesso al Ministero delle Infrastrutture. Sarà reso pubblico e consultabile sul Portale dell’Automobilista dopo aver inserito il tipo di veicolo da controllare e la relativa targa.

Certificato di revisione: i casi particolari

Varato dopo aver recepito la Direttiva europea 2014/45 (“ciascuno Stato membro provvede affinché i veicoli immatricolati nel suo territorio siano sottoposti a un controllo periodico da parte di centri autorizzati”), il certificato di revisione ha previsto adeguamenti anche per alcuni casi particolari. Ad esempio in caso di re-immatricolazione di un veicolo precedentemente immatricolato in un altro Stato dell’Unione Europea, il certificato rilasciato da questo Stato viene riconosciuto nel nuovo solo tenendo conto della frequenza dei controlli prevista da quest’ultimo. Il certificato di revisione resta inoltre valido in caso di passaggio di proprietà del veicolo se rilasciato un attestato di controllo tecnico periodico.

Sanzioni? Non solo per chi bara sui chilometri

Contemporaneamente aumenta anche il livello di preparazione degli ispettori preposti alle verifiche. Il personale che si occupa delle revisioni dovrà infatti “possedere un livello elevato di capacità e competenze acquisito tramite una formazione iniziale e corsi periodici di aggiornamento o un esame appropriato”. È compito del Ministero verificare l’omologazione delle apparecchiature utilizzate e del personale selezionato. I centri di controllo possono perdere la licenza e il loro operato è valutato da un organismo di supervisione.

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