I dati definitivi del 2017 diffusi da Istat sul tema degli incidenti stradali confermano le previsioni dei mesi scorsi. Alla diminuzione di quelli con lesioni a persone ha fatto da contraltare l’aumento delle vittime. In tutto sono stati 174.933 contro i 175.791 del 2016, con i morti entro il 30° giorno saliti da 3.283 a 3.378. Una statistica in controtendenza con quella dei dodici mesi precedenti, mentre è rimasto pressoché stabile (-0,1%) il numero dei feriti gravi. Il tasso di lesività sulla popolazione residente è di 28,6 feriti gravi per 100.000 abitanti (40,1 per gli uomini e 17,7 per le donne). Tra i decessi sono cresciuti quelli dei pedoni (600, + 5,3% rispetto ai 570 del 2016) e dei motociclisti (735, + 11,9% in confronto ai 657 dell’anno prima), mentre sono calati quelli di ciclisti (254, -7,6%) e ciclomotoristi (92, -20,7%). Gli automobilisti deceduti sono stati invece 1.464, appena sei in meno rispetto al 2016.

Perché succedono gli incidenti stradali

Le cause principali dei sinistri restano pressoché immutate. Mancato rispetto della precedenza e velocità elevata provocano il 40,8% dei casi. Tra i comportamenti errati si segnalano inoltre il mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza e l’uso del telefono cellulare al volante. Una cattiva abitudine, quest’ultima, diventata ormai prassi consolidata non solo tra i più giovani.

Incidenti mortali sulle strade italiane

Influisce pesantemente sul tasso di mortalità l’incremento registrato su autostrade (comprensive di tangenziali e raccordi autostradali) e strade extraurbane. Su queste tratte sono state in tutto 1.911 (296 e 1.615) le vittime, ovvero  91 in più del 2016, quando il dato era invece calato del 4,6%. Aumento meno consistente (4 unità, 1.467 vs 1.463) sulle arterie cittadine, mentre nei grandi Comuni il numero di morti nei centri urbani è diminuito del 6,5%.

Le tratte più pericolose

Se l’analisi non tiene conto dei decessi ma si limita invece ai sinistri, si osserva come il 75% di questi avvenga su strade urbane e il 2,5% sulle extraurbane. Il 68,3% dei veicoli coinvolti sono automobili, il 13,15% motociclette e il 5,34% biciclette, queste ultime superate dai veicoli commerciali e industriali (6,34%). A stilare la graduatoria delle tratte con maggiore densità di incidenti è stata l’ACI. Nella rete extraurbana la più pericolosa l’A51 Tangenziale Est di Milano. Qui, nella porzione compresa tra i chilometri 10 e 12, si ha una media di 23 sinistri ogni 1000 metri. Completano lo sgradito podio la SS 036 del Lago e dello Spluga (provincia di Monza), con 19,5 per chilometro dal 13 al 17, e l’A4 Torino-Trieste con 18,5. Subito a ridosso si collocano il Raccordo Tangenziale Nord Città di Bologna e l’A20 Messina-Palermo, con la top ten che viene completata dalla SS016 Adriatica (Rimini), il Grande Raccordo Anulare (A90) e la sua Penetrazione urbana (A24), la Tangenziale Est-Ovest di Napoli e la SS 006 via Casilina.

Per quanto riguarda le due ruote, con 1,5 morti ogni 100 mezzi coinvolti in uno scontro, le arterie letali risultano essere la SS 011 Padana Superiore (provincia di Venezia), la SS 009 via Emilia (Rimini) e la SS 233 Varesina. Bollino rosso in Toscana, dove sono presenti ben tre tratte tra le dieci con la maggiore concentrazione di incidenti: SS 001 Aurelia (nel segmento che attraversa la provincia di Lucca), SS 066 Pistoiese (Prato) e SS 067 Tosco Romagnola (in concomitanza con Pisa). A seguire diverse strade laziali, come la SS 002 Cassia, la SS 008 bis – via Ostiense, la SS 007 via Appia, la SS 005 via Tiburtina Valeria e la SS 148 Pontina.

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